IL SOGNO: Freud, Lacan e laBerge Ancona

IL SOGNO: Freud, Lacan e laBerge

"I sogni son desideri": se si volesse riassumere il pensiero di Freud circa i sogni, probabilmente questa risulterebbe essere la frase ideale. Nel 1900, all'alba del nuovo secolo, Sigmund Freud pubblicava "L'interpretazione dei sogni", uno dei suoi scritti più celebri, che avrebbe fortemente influenzato il pensiero psicoanalitico a lui successivo. Sin dai tempi della medicina greca, con Ippocrate in particolare, i sogni erano divenuti un fenomeno degno di interesse. Il legame mente-corpo era ben noto: si riteneva che nei sogni, fenomeni mentali, potessero emergere delle patologie d'organo, quindi fisiche, delle quali lo stesso sognatore poteva non essere al corrente. Freud, però, riteneva che i sogni avessero una funzione ancor più specifica. Nella sua teoria, la loro funzione è quella di esprimere impulsi, passioni e sentimenti che, a causa del loro potere distruttivo, sono stati relegati nell'inconscio attraverso il processo della rimozione. Durante la veglia, la rimozione è aiutata dalle resistenze, meccanismi che impediscono al materiale inconscio di riemergere e tornare alla consapevolezza. La solidità di queste barriere può però vacillare: è il caso dei lapsus e degli atti mancati, delle libere associazioni e, appunto, del sogno.

Freud identifica differenti meccanismi che sono alla base del lavoro onirico:

  • Spostamento: questo meccanismo di deformazione del contenuto onirico latente viene paragonato da Jacques Lacan alla figura retorica della Metafora. Un significante prende il posto di un altro significante con cui condivide uno stretto rapporto di somiglianza. L'immagine che rappresenta direttamente la soddisfazione della pulsione può quindi essere rappresentata "per via indiretta", tramite un'altra immagine ad essa simile che tuttavia risulta meno esplicita.
  • Condensazione: Lacan paragona questo processo alla figura retorica della Metonimia. Più significanti, anche in contrasto tra loro, possono venire espressi attraverso un unico significante.
  • Dispersione: è il processo diametralmente opposto alla condensazione. Attraverso la dispersione, un unico contenuto latente può prendere forma attraverso più immagini manifeste.
  • Drammatizzazione: questo processo permette alle pulsioni di essere espresse in immagini oniriche in forma drammatica, platealizzandole.
  • Elaborazione secondaria: questo processo si manifesta nel momento in cui, una volta sveglio, l'individuo racconta il sogno. "Elaborazione" perché il convertire le immagini in parole attraverso cui esprimerle, implica appunto un'elaborazione.

Psicologia dei Sogni in Jung

Secondo Jung il sogno non poteva essere solo un appagamento camuffato di un desiderio nascosto ( Freud ) , ma era qualcosa di più complesso: i sogni erano indipendenti sia dalla nostra volontà sia dalla nostra coscienza. Secondo lo scienziato gli oggetti e le persone di un sogno non erano sempre investiti di un desiderio (sessuale o non ) mancato.

Un ulteriore concetto che Jung sottolineò nei suoi scritti riguardava il materiale dei sogni. Il sogno è indipendente dal soggetto o dalle impressioni che questo ci può suscitare; un esempio proposto dallo psicologo fu la sua esperienza in Africa, durante la quale nonostante le incredibili scoperte e gli incredibili incontri fatti nel continente non sognò mai il paese o uno solo dei suoi abitanti. Jung arrivò così alla conclusione che l’ inconscio è indipendente, facendo in modo che i sogni siano indipendenti dalla nostra coscienza, quindi si può concludere con la tesi di Jung: “i sogni sono puramente oggettivi”.

Il dott. Stephen LaBerge e i Sogni Lucidi

Stephen LaBerge è uno psicofisiologo, nonché leader nella ricerca e sperimentazione sui sogni lucidi. Nato nel 1947 e figlio di un ufficiale dell’aeronautica militare,

LaBerge viaggia molto sin da piccolo e sviluppa un interesse per la scienza, da lui intesa come mezzo per comprendere il cosmo.

Stephen LaBerge è stato il primo scienziato a dimostrare sperimentalmente l’esistenza dei sogni lucidi. Il suo lavoro ha trasformato questa tecnica in un potente strumento per studiare le relazioni mente-corpo durante lo stato onirico e ha dimostrato le notevoli potenzialità dei sogni coscienti nel campo della psicoterapia e della medicina psicosomatica. I suoi libri su questo argomento, “Lucid Dreaming”, “ Exploring the World of Lucid Dreaming” e il più accademico “Conscious Mind, Sleeping Brain”, hanno suscitato un enorme interesse popolare.

La ricerca di LaBerge è basata su esperimenti presso appositi laboratori del sonno, in cui dei volontari vengono monitorati durante le fasi REM. Uno dei principali obiettivi di LaBerge , una volta comprovata l’esistenza dei sogni coscienti, fu quello di dimostrare sperimentalmente la stretta correlazione esistente fra svolgere un’azione durante lo stato di veglia e il sognarla. Monitorando l’attività cerebrale delle persone sottoposte agli esperimenti, questo è stato possibile. Contare e cantare, ad esempio, sono azioni che nello stato di veglia comportano l’attivazione dell’emisfero destro e sinistro del cervello rispettivamente. Una persona che si trova in un sogno cosciente, cantando o contando nel proprio sogno, riporta nell’elettroencefalogramma lo stesso risultato. Gli eclatanti risultati di laboratorio conseguiti da LaBerge nella ricerca sui sogni lucidi, hanno sollevato non poche controversie nella scienza ufficiale del periodo. Tale scetticismo, sostiene LaBerge, era dovuto al fatto che, fondamentalmente, si pensava che i sogni fossero un prodotto dell’inconscio e si credeva, dall’idea di Freud, che questi fossero un mezzo reale per attingere da esso. Da questo sembrava derivare l’idea errata che i sogni stessi fossero inconsci, ma di fatto, non è così; sono esperienze coscienti, altrimenti non potremmo ricordarli. È vero che la fonte dei sogni è in gran parte inconscia, e che non sappiamo perché certe cose succedano in un certo sogno, e, in questo senso, gran parte del contenuto dei sogni è determinato inconsciamente, ma questo non significa che l’esperienza onirica sia inconscia.

Uno dei principali problemi in questo ambito, secondo LaBerge è che spesso si incappa in problemi di definizione. Usiamo a ruota libera parole come conscio ed inconscio e si incorre sovente nel sentire parlare del sonno come un qualcosa di inconscio. Se usassimo un linguaggio più controllato, diremmo che una persona addormentata è inconscia dell’ambiente circostante, il che è completamente diverso dall’essere assolutamente inconsci. LaBerge arriva alla conclusione la quale afferma che è possibile usarli per vincere fobie come ad esempio esibirsi in pubblico, o semplicemente sostenere discussioni davanti a molte persone (meeting, tesi di laurea, esami vari), per cercare soluzioni a problemi di creatività o di carattere tecnico e così via. In questo senso i sogni lucidi possono essere considerati un ottimo ambiente nel quale allenarsi, migliorarsi e crescere. Albert Einstein trovò la soluzione a molte delle sue equazioni all’interno di sogni lucidi. Un altro utilizzo comune e che spesso porta la gente ad avvicinarsi a questo argomento sono gli incubi ricorrenti. Ottenendo la lucidità è infatti possibile cambiare il contesto dei sogni trasformando un incubo nella più bella delle esperienze.


Sitografia

https://www.criticamentepsi.it/contenuto/il-sogno-secondo-la-teoria-freudiana

http://www.humantrainer.com/articoli/capannelli-linguaggio-inconscio-sogni.html

http://www.psicologiadeisogni.com/psicologia-dei-sogni-jung/

http://www.sognilucidi.it/sognopedia/stephen-laberge/


Scritto in collaborazione con Lorenzo Tomassoni
Studente classe 3^D Liceo Scientifico Galileo Galilei, Ancona

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