L’ipnosi oltre il misticismo e la leggenda

L’ipnosi: oltre il misticismo e la leggenda

Una concezione moderna del metodo

Naturalismo e dissociazione

L’ipnosi è un concetto che la storia della psicologia ha inondato di misticismo e idee magiche. L’innovazione dell’ipnosi moderna, che si è prodigata nello sradicare gli stereotipi attorno ad essa, arriva direttamente dall’America e dai contributi di Milton Erickson, psicoterapeuta, presidente e fondatore della Società Americana di Ipnosi Clinica. È nella seconda metà del ‘900 che l’ipnosi viene accostata al termine di naturalismo: contrariamente alle idee allora diffuse, la tecnica ipnotica è un fenomeno così naturale da non necessitare di un ipnotista per potersi svolgere. Infatti, l’ipnosi poggia sull’osservazione di processi definiti dissociativi, che si verificano quotidianamente durante l’elaborazione delle informazioni e senza alcuna induzione. Ciò comporta due conseguenze: a) è possibile considerare l’ipnosi un epifenomeno dei processi dissociativi; b) l’ipnosi è l’uso terapeutico dei processi dissociativi.

Nell’approccio eriksoniano, il terapeuta collocato nella cornice ipnotica deve necessariamente entrare in un’ottica raport, ovvero focalizzarsi sul paziente, cogliere i cambiamenti e utilizzarli come dati informativi. Tuttavia, si tratta microcambiamenti, difficili da cogliere, pertanto, nella relazione terapeutica e nell’operato clinico va ad inserirsi un elemento di notevole complessità. Questi fenomeni dissociativi, che qui definiremo ipnotici, possono essere ricondotti a quattro categorie:

  1. Comportamenti e movimenti automatici. Qualche volta, i soggetti compiono dei piccoli atti che non percepiscono come agiti volontari e arrivano a sperimentare i propri movimenti come non dettati dalla loro volontà;
  2. Memoria e processi mnestici. Il soggetto può dimenticare delle parti dell’esperienza ipnotica o alcune porzioni della propria biografia. Oppure, può richiamare alla memoria elementi che non ricordava da tempo in quanto non direttamente attingibili dalla narrazione biografica;
  3. Percezione temporale. Si assiste alla modifica dello scorrere del tempo: è un’esperienza naturale che non ha bisogno dell’ipnosi per manifestarsi ma facilmente incoraggiata da alcune tecniche. È la sensazione che il tempo scorra molto rapidamente (es. quando siamo in vacanza) o molto lentamente (es. in una situazione estremamente dolorosa);
  4. Modificazione della percezione degli stimoli corporei. Possono verificarsi fenomeni di anestesia e analgesia, ampiamente utilizzati in ambito medico e psicoterapeutico.

Questi piccoli cambiamenti ipnotici sono riscontrabili, in modo sistematico, anche nei fenomeni patologici di ordine dissociativo (es. ansia, disturbo dissociativo, disturbo borderline), tuttavia, non si tratta di eventi sovrapponibili. È il carattere di reversibilità dei microcambiamenti ipnotici l’elemento differenziale: al contrario dei fenomeni dissociativi patologici, quelli ipnotici supportati da processi dissociativi tendono a tramontare al termine della fase ipnotica.

Utilizzi del metodo ipnotico

Definiti i fenomeni ipnotici nelle loro caratteristiche essenziali, non resta che capire a quale uso sono stati destinati nel tempo, considerando che nella storia della psicologia si sono concretizzate tre modalità fondamentali.

La prima proviene dalle esperienze psicodinamiche di inizio ‘900 dove l’ipnosi è applicata a condizioni di isteria per portare il soggetto in trans ma è prevalente l’elemento di suggestione. La relazione terapeutica è dunque asimmetrica e fondata sulla disparità della diade: il terapeuta è “colui che sa” e addormenta il soggetto; il paziente è suggestionabile e si limita a lasciarsi andare ad un sonno profondo. Non c’è alcun contributo da parte dell’ipnotizzato ma solo l’immettere del clinico. È una modalità che conduceva più frequentemente allo spostamento del sintomo.

La seconda modalità risale agli anni ‘80-‘90 del ‘900 dove l’ipnosi attraversa approcci ed epistemologie diverse da quella di origine. Ad essere centrale è la sorpresa; al soggetto vengono fatti sperimentare i fenomeni della trans ipnotica per dimostrargli che è in grado di compiere atti che preclude a se stesso.  La ratifica della sorpresa è utilizzata come catalizzatore. Nonostante il carattere innovativo, non risulta essere il più moderno tra gli approcci.

La modalità più sofisticata deriva dal binomio rappresentato da naturalismo e tayloring (intervento costruito su misura). Infatti, se l’ipnosi è un fenomeno spontaneo, allora il terapeuta dovrà limitarsi ad osservare la capacità naturale di quel paziente di produrre processi dissociativi senza poter anticipare cosa andrà a vedere. L’approccio più moderno, quindi, consiste nell’osservare il fenomeno ipnotico nella sua spontaneità e ipotizzare in che modo si relazioni col problema del paziente. Questo aspetto tecnico dell’ipnosi non può non accompagnarsi alla disponibilità del terapeuta di stabilire un holding con il paziente, un attaccamento sufficientemente sicuro perché egli possa sviluppare liberamente manifestazioni legate al sintomo.

Verso una co-costruzione del contesto ipnotico

Con le novità introdotte da Erickson si assiste ad uno spostamento del focus: non è più al centro la sola trans ipnotica ma la responsabilità del terapeuta di osservare i minimi segnali del paziente e utilizzarli in terapia come metafora del sintomo. Quest’ultima, è costruita dal paziente stesso e consente un lavoro indiretto sul patologico, utilizzando il suo comunicato a scopi terapeuti. Risulta necessario sostituire la concezione di un paziente passivo che risvegliandosi si ritrova il lavoro pronto e confezionato da un Altro per uno stile dialogico della relazione terapeutica, di collaborazione e cooperazione.

In conclusione, questo impianto partito dalle ricerche di Erickson ha subito varie elaborazioni infine approdate ad un approccio che ha, allo stesso tempo, ha de-enfatizzato miti e leggende ed enfatizzato il valore del linguaggio, della comunicazione verbale, della relazione e co-costruzione del contesto ipnotico la cui responsabilità non ricade soltanto sulla figura del terapeuta.

Scritto in collaborazione con la
Dott.ssa Wendy Akpene Fiagbe

Dott.ssa Maria Luisa Mazzetta

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